giovedì 27 dicembre 2012

Anno nuovo, stessi propositi

Si avvicina l'anno nuovo. Mi sembra importante allora rilanciare un'iniziativa importante, partita da questo blog a settembre. Si tratta del 'Manifesto sul cancro al seno'. Lo abbiamo scritto insieme, donne colpite dalla malattia e non. Lo abbiamo fatto perche` sentiamo il bisogno di dire la nostra su una questione politica, sociale e culturale - il cancro al seno appunto - che ci riguarda tutte. Lo abbiamo fatto per riappropriarci del discorso su una malattia che oggi, in Italia, colpisce una donna ogni otto. Portiamolo con noi, nel 2013. Continuamo a discuterne, continuiamo a migliorarlo, facciamolo conoscere. Continuiamo a ripetere forte che il cancro al seno non e` un destino.

Il cancro al seno non e` un destino
"In Italia il tumore al seno rappresenta la prima causa di morte nella fascia di età tra i 35 ed i 50 anni; ogni anno tale patologia viene diagnosticata a circa 40.000 donne: tra queste il 30,4 per cento ha un’età inferiore a 44 anni, mentre il 35,7 per cento è compreso tra i 44 e i 65 anni e il rimanente 34,1 per cento riguarda le donne over 65. Mediamente, una donna su otto sviluppa un carcinoma mammario nel corso della propria vita [...] Il carcinoma mammario è una malattia complessa le cui cause, a tutt’oggi, non sono state ancora chiarite [...]"1


Una ogni otto. Una donna italiana ogni otto si ammala di cancro al seno. Di queste, circa un terzo ha meno di quarant'anni. I dati, resi disponibili dalla Commissione Sanita` del Senato, sono agghiaccianti. Epidemia. E` questa la parola che descrive appieno la drammaticita` della situazione che le donne italiane si trovano a vivere oggi. Una situazione tanto piu` drammatica se, insieme ai dati sull'incidenza, si prende in considerazione anche il discorso pubblico riguardante la malattia.


Fino a non molto tempo fa, il cancro al seno era considerato un tabu`. Le donne colpite dovevano sottoporsi a trattamenti estremamente invasivi come la mastectomia, la rimozione totale del seno. Private di una parte del corpo comunemente considerata attributo imprescindibile di "femminilita`", erano condannate al silenzio. La loro veniva considerata una tragedia strettamente individuale, da tenere nascosta. Negli ultimi vent'anni le cose sono cambiate. Il cancro al seno e` entrato nel discorso pubblico. La malattia, fino ad allora stigmatizzata, e` diventata oggetto di attenzione e marketing soprattutto da parte di case farmaceutiche e aziende produttrici di cosmetici. Le "pazienti" sono state trasformate in "sopravvissute", la cui vicenda testimonierebbe l'importanza delle raccolte di fondi da destinarsi alla ricerca effettuate attraverso la vendita di prodotti. Che tipo di ricerca e quanta parte dei proventi sia effettivamente donato non e` dato sapere. Inoltre, non di rado, detti prodotti contengono sostanze responsabili della genesi del cancro al seno.


La rappresentazione della "sopravvissuta" come eroina capace, contando solo sulle proprie forze, di sfidare la malattia e vincerla, tornando alla vita di prima o addirittura riuscendo a migliorarla, non corrisponde alla realta`. O almeno non sempre. Le voci discordanti di chi convive quotidianamente con i pesanti effetti collaterali dei trattamenti e con i postumi del trauma vissuto sono state ancora una volta messe a tacere. Le storie di chi - come e` significativamente d'uso dire - "non ce l'ha fatta" vengono cancellate. I timori di coloro che non si sono ancora ammalate ma vedono aumentare ogni giorno il numero dei casi vengono ridimensionati. La diagnosi precoce - fatta passare per "prevenzione" - viene comunemente millantata come soluzione al problema. Le cause della malattia e dell'aumento dei casi non sembrano essere meritevoli di alcuna attenzione.


Preso atto di questa situazione e in considerazione dell'esigenza di riappropriarsi del discorso sulla malattia, chiediamo:


1. Revisione dei programmi di screening e loro estensione alle donne di eta` inferiore ai quarant'anni. La mammografia non e` uno strumento dignostico affidabile nelle donne in eta` fertile. Possibili alternative vanno dunque seriamente prese in considerazione.


2. Il cancro al seno non e` un destino. E` necessario investire in maniera ingente sulla ricerca delle cause della malattia.


3. I fattori di rischio di natura endogena (ad esempio, esposizione a sostanze che mimano l'azione degli estrogeni) vanno resi noti e fatti oggetto di adeguate campagne di sensibilizzazione da effettuarsi anche nelle scuole.


4. La rappresentazione mediatica della malattia deve essere aderente alla realta` e non dettata da logiche di mercato.


5. Le organizzazioni che effettuano raccolte di fondi devono specificare in modo chiaro e dettagliato come il denaro raccolto verra` speso. E` inoltre indispensabile che si mettano a punto metodi alternativi alla vendita di mercanzie. Uno di questi e` la donazione diretta a istituti di ricerca che andrebbe semplicemente accompagnata fornendo informazioni ai donatori nel modo piu` neutro possibile


6. Assistenza psicologica gratuita per tutte le donne che ricevono una diagnosi di cancro al seno e che desiderino avvalersene


7. Chi riceve la diagnosi deve ricevere informazioni su tutti i trattamenti a disposizione, compresi quelli complementari alla medicina tradizionale


8. Chi, tra le donne in pre-menopausa, sceglie di sottoporsi alla chemioterapia deve essere informata delle possibili conseguenze sulla propria fertilita` e messa in condizione di avere accesso rapido e gratuito alle tecniche oggi a disposizione per preservarla

martedì 25 dicembre 2012

Il ladro di futuro

"Mi godo la vita ogni giorno". "Il cancro la vita te la migliora".

Sono gli stessi malati di cancro spesso ad autorappresentarsi in questo modo. Talvolta lo faccio anch'io. Quando le cose mi vanno bene e quando i controlli sono lontani.

Stasera e` Natale, un mese fa mi sono stata costretta a lasciare, mio malgrado, un lavoro che mi piaceva, a fine gennaio i medici mi rivolteranno come un calzino alla ricerca di eventuali recidive e metastasi.
Stasera il cancro e` una merda. E` la merda che si e` rubato la mia vita due anni fa. E io non saro` piu` quella che ero prima. E forse l'anno prossimo nemmeno ci saro`. Si, lo so, e` cosi` per tutti. Nessuno puo` essere sicuro di essere vivo da qui a un minuto o da qui a un anno. La differenza e` che io un buon motivo per temere di non arrivare all'anno prossimo ce l'ho. E si chiama cancro. Ed e` una tragedia. E quando tutto ti va storto non puoi proprio ignorarlo. Perche` quando tutto va storto, hai bisogno di sperare che il futuro sara` migliore. Il cancro, pero`, il futuro se lo mangia, te lo toglie. Quando hai il cancro, e` meglio non pensarci al futuro. E, insieme al futuro, perdi anche la speranza.

mercoledì 19 dicembre 2012

Il celodurista Cota chiude l'Ospedale Valdese

No, no, no, no, no! Non si puo` chiudere un ospedale. Non si puo` negare cosi` il diritto alla salute. E` un crimine. Non possiamo stare zitti.
Vi avevo gia` parlato dell'Ospedale Valdese, centro di eccellenza la diagnosi e la cura del cancro al seno e famoso a Torino per la professionalita` e umanita` degli operatori sanitari. Il video girato dai pazienti a difesa del loro ospedale era stato censurato da Youtube e Facebook, perche` mostrava nudita` e contenuti a sfondo "sessuale". Ne aveva scritto, in un bellissimo post, Lola:

"Quello che rende diversa la storia del Valdese [rispetto a quella di altri ospedali] è che più di trecento persone si sono fatte fotografare a seno (o torso, hanno partecipato anche uomini) nudo per "ricordare" i settemila interventi chirurgici, i quattromilacinquecento malati oncologici seguiti, le ottocentomila prestazioni di laboratorio e i seicento interventi per tumore al seno.

Su facebook e youtube è partita la condivisione del video.
Ed immediatamente è partita la censura.
Sì, il video con i corpi di chi è stato curato ed è in cura al Valdese è stato censurato.

Su youtube si parla di 'violazione della norma di youtube sui contenuti di natura sessuale o nudità'.
Fa ridere, pensando a quello che si può vedere lì senza violare niente e senza andare su youporn.

Facebook ha oscurato i profili delle amministratrici di Un altro genere di comunicazione per aver postato materiale ritenuto non rispettoso degli standard della comunità di facebook.
Eppure basta farci un giro per vedere immagini volgari e violente che rimangono al loro posto, perché non violano nessuno standard.

Allora mi chiedo se il problema non siano proprio quei corpi.
Quei seni.
Quelle cicatrici.

Temo che il vero problema, la vera violazione sia proprio mostrare il corpo malato, il corpo non conforme, il corpo che lotta contro il cancro e che a volte perde.
I corpi malati vanno nascosti, vanno compatiti, certo non mostrati al mondo.

Siamo seri: di tette è pieno il web, dai giornali on line ai social networks tutti, ma nessuno, a parte noi femministe vittoriane, bigotte e invidiose, si sente in dovere di "segnalare" la violazione di norme e standard davanti a due belle sise sane, turgide e giovani.

Forse il punto è semplicemente che quel video ci sbatte in faccia che il cancro non è quella cosa che ti appiccichi un nastro rosa alla camicetta, ti compri il mocho rosa, un paio di creme di marca e passa la paura.

Il cancro è una cosa brutta, che ti devasta. che devasta chi ti sta vicino.
Il corpo non è più quello che conoscevi e devi lottare per tornare ad essere quello che sei, per impedire a quella merda che hai dentro di mangiarti, di vincere.

E noi, la famiglia di chi quella battaglia la combatte ogni giorno, li vediamo quei corpi.

E alle belle parole di circostanza, al bombardamento rosa confetto, preferiamo vedere quei seni, quelle cicatrici,quei corpi, anche se fa male. Non avete idea quanto.

Perché mia madre è morta di cancro, perché la mia adorata zia è morta di cancro e io non accetto che nel 2012 ancora non ci sia un cazzo di cura definitiva, non accetto che 'forse la genetica, forse la predisposizione, forse il fumo, forse questo...', io non accetto che donne e uomini che si sono esposti, che hanno mostrato i loro corpi, vengano censurati."

Dopo la censura del video, e` arrivata oggi la notizia che la Regione Piemonte, guidata dal celodurista Cota, ha deciso irrevocabilmente di chiudere l'ospedale. Fallito ogni tentativo di mediazione. Non ci sono soldi, dicono. E quindi chiudiamo gli ospedali, neghiamo il diritto alla salute. No, non e` accettabile. Non possiamo stare fermi e zitti di fronte a un tale svilimento di un diritto umano fondamentale. Facciamo qualcosa, per favore

venerdì 14 dicembre 2012

Lavoro da morire

Una donna coreana e` morta di cancro al seno a marzo di quest'anno. Aveva 36 anni. La malattia le era stata diagnosticata quando ne aveva 33. La mastectomia e i trattamenti del caso non sono riusciti a evitare che il cancro si diffondesse a fegato e ossa.
Di questa donna si conosce, al momento, solo il cognome, Kim. Si sa anche che aveva cominciato a lavorare in una fabbrica di semiconduttori della Samsung quando aveva 19 anni, nel 1995. Un lavoro che la esponeva a radiazioni, sostanze tossiche e turni di notte.
Lasciato il lavoro nel 2000, si era sposata e aveva avuto dei bambini. Nel 2009, a soli 33 anni, la diagnosi di cancro al seno. Nel 2012, la morte.
Nonostante la malattia, Kim, con l'aiuto di una associazione per la difesa dei diritti dei lavoratori nell'industria dei semiconduttori, aveva deciso di chiedere giustizia. Il Ministero del Lavoro sudcoreano ha riconosciuto il cancro al seno di Kim come malattia professionale e disposto il pagamento dei danni. Ne da notizia l'associazione che ha supportato la donna nella battaglia legale, al cui esito non ha purtroppo potuto assistere.
Credo che la storia di Kim meriti un'attenta riflessione. Questa donna non ha accettato il cancro al seno come una fatalita`, un tragico disegno del destino o tantomeno un dono. Si, perche` sono in tanti a volerci far credere che il cancro e` un'occasione, una sventura si`, ma provvida, che la vita la migliora. Kim tutto questo non se l'e` bevuto e ha voluto che la sua malattia venissa riconosciuta per quello che e`, un'ingiustizia con delle cause ben precise. Kim ha chiesto perche` si fosse ammalata di cancro al seno e ha ottenuto una risposta, se non per lei almeno per i suoi figli.
E noi? Che cosa aspettiamo a fare lo stesso? Perche`? Perche`? Perche`?

domenica 9 dicembre 2012

Un nuovo nome

Gioie da cancrata disoccupata: potersi di nuovo occupare del proprio blog. Proprio blog. Non mi piace. A parte l'avversione ideologica per la proprieta` privata, mi piace pensare che questo blog sia un "luogo" collettivo, dove chiunque sia interessato a promuovere un approccio alternativo a quello dominante sul cancro al seno possa avere modo di esprimersi.
Stavo pensando, allora, che forse e` il caso di cambiare anche il nome del blog. Ci vorrebbe un nome che renda conto della pluralita` delle nostre voci.
Probabilmente sto delirando. Nel dubbio, vado avanti e procedo al cambio del nome. Da oggi questo blog si chiamera`: Le Amazzoni Furiose

giovedì 6 dicembre 2012

Oggi ho vinto io

Novembre, 2010. Pioggia battente. Io, Tommaso e Jose mettiamo i libri in valigia. Sono i libri della mia tesi di dottorato. Sono dovunque. Sul letto, per terra, sulla scrivania. Pile di libri traballanti. E` cosi` quando si arriva alle battute finali.

Trasciniamo la valigia fino alla biblioteca. Riconsegnamo i libri. Mi fa male, malissimo. E` il segno che la tesi non si puo` finire, che la mia vita si interrompe li` e non so se, come e quando potro` riprenderla.

Sono passati due anni da allora. Oggi, quella tesi l'ho discussa. Sembra sia persino un buon lavoro.
Non so come andra` a finire. Forse il cancro alla fine mi uccidera`. Oggi pero` ho vinto io.

lunedì 3 dicembre 2012

Amazzoni Furiose - Gabriella e la voglia di vivere




"Eh non ho buone notizie ".

Così mi apostrofa il senologo con una faccia da funerale per dirmi che ho un cancro . Al seno . A 37 anni. 
Intervento e poi chemioterapia. 
Inizio a lottare .
Nel mio peregrinare tra vari ospedali mi capita tra le mani un simpatico libello : " Orientarsi nel percorso della malattia" .
"Quello che mi serve : buoni consigli per non finire sepolti tra le scartoffie" penso .
Lo apro e.....le prime immagini sono di pazienti allettati o su una sedia a rotelle , in un hospice.
E i consigli del libello si chiudono con un utile paragrafo : " Cosa fare in caso di decesso".
Casomai ti fossi dimenticata che di cancro si muore eccolo lì il libriccino a ricordartelo!
Perfetto ! Esattamente quello di cui avevo bisogno : come se la morte di mia sorella non fosse un promemoria sufficiente.
Anche lei cancro . Anche lei al seno . Anche lei a 37 anni .


Decido che non mi piace,che non va bene , che sì, lo so che si muore , ma so anche che si sopravvive e che comunque voglio avere una speranza a cui attaccarmi e non voglio che un libro mi rammenti una cosa a cui penso già tutti i giorni.
Partecipo a un gruppo di auto mutuo aiuto , per caso ..." Vediamo come funziona" mi dico " Male non può farmi " ( per quello c'è già il libello)
E scopro persone meravigliose , tenaci , che lottano ogni giorno con una dignità e un coraggio esemplari.
Meritano di meglio , pensavo . Meritano di più di un libello che li dipinge come malati . Non sono malati, sono prima di tutto persone.
Meritano un'immagine diversa, meritano di essere rappresentati per quello che fanno , cioè lottare e vivere.
Lancio l'idea e ci viene proposto di girare un video , per creare un pensiero positivo sui malati e sulla malattia.
Il risultato e` il video all'inizio del post.
Il miglior vaffa...al tumore che abbia mai visto !!

Gabriella


sabato 1 dicembre 2012

Nude per il Valdese







Vogliono chiudere l'ospedale Valdese di Torino, uno dei centri di eccellenza per il cancro al seno. E le pazienti si spogliano. In piazza, in 300 fotografie, poi nel video qui sopra. Il rosa non c'e` e nemmeno i seni turgidi delle modelle di Estee Lauder. Ci sono seni cicatrizzati e non, di varie forme e soprattutto veri. E` un segno importante che queste donne abbiano deciso di protestare cosi`. Il cancro denigra i corpi, li trasforma in nemici. Il discorso pubblico sulla malattia, paradossalmente, rende invisibile il corpo cancrato e riproduce, invece di rimettere in discussione, modelli estetici normativi. Le donne del Valdese, con la loro protesta, le loro foto, il loro video, non si stanno solo opponendo alla chiusura dell'ospedale. Hanno fatto molto di piu`. Si sono riappropriate dei loro corpi e della loro immagine e hanno sfidato il senso comune sul cancro al seno. Avanti cosi`!

mercoledì 28 novembre 2012

Il marciume non ha confini

"Tutto il mondo e` paese", dice il proverbio. "Che banalita`!", ho sempre pensato nel sentirlo dire. Eppure...

 Tirocinante mobizzata e discriminata sul lavoro perche` ha il cancro. Italia? No, Inghilterra. Anno del signore 2012. Si, e` successo a me. Non posso aggiungere molti dettagli. Probabilmente ci sara` un processo o almeno spero. Posso solo dirvi che finalmente, dopo due anni, ero tornata al lavoro. Piu` che lavoro un tirocinio. Ben pagato e di mio gusto. Oggi, dopo una settimana di angherie e dopo essermi sentita dire che si stava per avviare una procedura speciale nei miei confronti perche` per proteggermi dal mal di testa causatomi dalle terapie indossavo un cappello, ho lasciato.

A chi crede che cose del genere capitino solo in Italia, rispondo: non e` vero. A chi non crede che il sistema economico e sociale in cui viviamo sia marcio fino alle fondamenta senza distinzione di nazionalita`, ribadisco: ti sbagli. Con l'ultimo filo di voce che mi resta. Sono distrutta.

martedì 20 novembre 2012

Le fabbriche del cancro al seno

Il bisfenolo A e` dovunque. Nelle bottiglie di plastica, nei barattoli di pomodoro. Dove c'e` la plastica c'e` il bisfenolo A. Col PVC ci fanno le tovaglie, quelle plastificate che basta passarci una spugna per tenerle belle pulite. Ne avevo una pure io. Il bisfenolo A e il PVC interferiscono con gli ormoni e provocano il cancro al seno. Si sapeva da un po`. Uno studio uscito in questi giorni, lo conferma. Lo studio riguarda le donne che lavorano in fabbriche che producono materie plastiche, ma i risultati vanno ben oltre come spiegano gli autori. Riguardano tutte le donne. Anche quelle che in fabbrica non c'hanno mai messo piede. Ho pensato di tradurre un articolo che riporta i risultati della ricerca. Qui sotto trovate la prima parte. Leggetelo e fatelo leggere. E` interessante anche leggere quello che dicono i rappresentanti degli industriali: il cancro al seno e` questione di geni e stile di vita. L'abbiamo gia` sentito, eh?

"Studio rivela rischio piu` elevato di cancro al seno per le lavoratici delle materie plastiche"
di Jim Morris


WINDSOR, Ontario - Per piu` di tre decenni, I lavoratori, lavoratrici per la maggior parte, si sono lamentati delle terribili condizioni di lavoro di molte fabbriche che producono componenti in plastica per automobile in questa citta`. Esalazioni e polveri provocavano irritazioni nasali, mal di testa, nausa, vertigini. Cataste di plastica fumanti e maleodoranti abbandonate sul pavimento: “era come l’inferno”, racconta una donna che lavora ancora nel settore.
Le donne esprimevano preoccupazione, spesso in private, per quello che sembrava numero eccessivo di casi di cancro, e alter malattie nelle fabbriche dall’altra parte del fiume con le spalle a Detroit. “La gente si ammalava, ma davvero non pensavamo alla plastica”, dice Gina De Santis che ha lavorato in un impianto vicino Windsor per 25 anni.  
Adesso donne come Gina De Santis sono al centro di un nuovo studio i cui risultati dimostrano i legami tra il cancro al seno e l’esposizione a sostanze tossiche.
Lo studio, durato 6 anni e condotto da un team di ricercatori di Canada, Stati Uniti e Regno Unito, ha preso in esame le storie occupazionali di 1.006 donne delle contee dell’Essex e del Kent, in Ontario, ammalatesi di cancro al seno e 1.146 non affette dalla patologia, con aggiustamenti per fumo, peso, consumo di alcool e altri fattori relative allo stile di vita e alla sfera riproduttiva.
I risultati pubblicati oggi online sulla rivista Environmental Health sono impressionanti: la probabilita` di ammalarsi di cancro al seno prima della menopausa per le lavoratrici impiegate nella produzione di component in plastica per auto e` risultata 5 volte maggiore rispetto a quella delle donne nel gruppo di controllo.
Queste lavoratrici maneggiano una vasta gamma di sostanze cancerogene e agenti capaci di alterare il funzionamento del sistema endocrino. Tra questi il bisfenolo A, un addensante la cui presenza in bottiglie d’acqua e altri prodotti impensierisce alcuni consumatori , oltre a solventi, metalli pesanti  e materiali ignifughi.
Sandy Knight, che ha lavorato in due diversi impianti di Windsor dal 1978 al 1998, si e` ammalata di cancro al seno nel 2000, quando aveva 41 anni. Il cancro era al terzo stadio – “aggressivo e veloce “ racconta Sandy che ora lavora al centro distribuzione dei componenti della Ford vicino Toronto. Ha subito una mastectomia, seguita da 10 anni di terapia ormonale e adesso e` in remissione.
Alla domanda “pensi che la tua malattia abbia a che fare col lavoro che facevi”, Sandy risponde “Lo sospetto, dal momento che eravamo molto esposte”. Sandy ricorda “l’odore nauseante”, il bruciore agli occhi, i mal di testa, le donne che si ammalavano di cancro, non potevano avere figli, subivano aborti spontanei. Sapere che poco sembra essere cambiato in alcuni impianti la inquieta.
“Come e` possibile che oggi, nel 2012, ci siano ancora persone che lavorano nelle stesse condizioni in cui lavoravo ion el 1980?” chiede Sandy. “Sembra che stiamo combattendo la stessa battaglia di allora. Molte di queste sostanze andrebbero eliminate dai luoghi di lavoro”.
Il campione esaminato comprende donne che hanno lavorato per piu` di 40 anni nelle fabbriche di plastica nell’area di Windsor. Le implicazioni, tuttavia, sono ben piu` vaste: lavoratrici in fabbriche simili in altre parti del mondo sono esposte allo stesso tipo di sostanze. Lo stesso vale per tutte le donne che vengono in contatto con queste sostanze, sia pure in dosi minori, nella loro vita quotidiana.
“Queste sostanze sono presenti nell’aria, nell’acqua, nel cibo, e in molti prodotti”, spiega uno degli autori dello studio, James Brophy, docente all’Universita` di Windsor e medico del lavoro. “Non prestarci attenzione significa esporsi a dei rischi”.
Jeanne Rizzo, presidente di Brest Cancer Fund, organizzazione con sede a San Francisco che chiede che si indaghino maggiormente le cause ambientali di una malattia che, lo scorso anno negli Stati Uniti, ha ucciso circa 40.000 donne, definisce lo studio di Windsor “un lavoro poderoso. Il pezzo del puzzle che manca per il cancro al seno femminile e` la dimensione lavorativa”.
Negli Stati Uniti, circa 150.000 donne impiegate nelle fabbriche di materie plastiche e gomma sintetica sono esposte a molte sostanze cui sono esposte le donne di Windsor , compreso PVC, acrilonitrile, formaldeide e styrene.
“Penso che i risultati, sebbene riguardino donne canadesi, vadano ben oltre i confini del Canada”, dice un altro degli autori dello studio Andrew Watterson, direttore del Centro per la Sanita` Pubblica e le Ricerche sulla Salute della Popolazione presso l’Universita` di Stirling in Scozia. “I risultati riguardano le lavotrici della plastica in Europa, India, Cina, Africa, Stati Uniti. Le sostanze hanno gli stessi effetti tossici. E le malattie sono le stessa”.
“Anche quantita` minuscule di sostanze capaci di interferire con gli ormoni come il bisfenolo A sono preoccupanti”, dice Watterson. “Questa ricerca pone grossi interrogativi sia sugli standard di sicurezza nei luoghi di lavoro ma anche su quello che avviene in condizioni di minore esposizione” spiega.
La portavoce del Dipartimento di Salute e Sicurezza sul Lavoro negli Stati Uniti ha dichiarato in un comunicato “Leggeremo i risultati dello studio…e abbiamo intenzione di esaminare come utilizzarli per proteggere le lavoratrici e i lavoratori dall’esposizione a sostanze pericolose”.
L’American Chemistry Council, la principale associazione di industriali nel settore chimico degli Stati Uniti, ha messo in discussione i risultati sostenendo che lo studio non offre “alcuna quantificazione dell’esposizione delle lavoratrici”. Le stime del rischio sembrerebbero basate su un campione piccolo e non statisticamente rilevante”, si legge in un comunicato.
“I ben noti fattori di rischio per il cancro al seno non riguardano l’esposizione a sostanze chimiche, ma una combinazione di stili di vita e predisposizione genetica”, continua il comunicato.
Barry Eisenberg, portavoce di un’altra associazione di categoria, la Society of the Plastics Industry, ha rifiutato di commentare, dichiarando “Non siamo competenti in materia”. Eisenberg ha rifiutato rispondere a domande generiche sulla salute di lavoratori e consumatori sebbene il suo gruppo avesse a disposizione un Comitato per la Salute Occupazione e le Questioni Ambientali attivo sin dal 1985.
La Canadian Plastic Industry Association non ha volute rispondere alle richieste di commentare e lo stesso ha fatto il presidente della Canadian Automotive Parts Manufacturers’ Association.
Continua


giovedì 15 novembre 2012

Il paziente e` un soggetto 2 - L'Ieo ha un problema...o forse due


La giornata di oggi e` cominciata male. Inghilterra, ore 7. La sveglia suona. Potrei alzarmi piu` tardi, la scuola dove lavoro e` vicino casa. Stamattina pero` devo chiamare lo IEO per prenotare la Risonanza Magnetica Mammaria che devo fare a fine gennaio, come richiesto dalla mia oncologa. Fa parte dei controlli semestrali. Sono giovane, la mammografia e l’ecografia da sole non bastano. Almeno una volta l’anno dobbiamo fare una risonanza al seno.  Il centralino chiude alle 4 del pomeriggio. A quell’ora sono ancora a scuola. Devo giocare d’anticipo e chiamare la mattina molto presto.
E` ancora scuro. Sono sola in salotto. Jose dorme. Digito il numero. “Istituto Europeo di Oncologia”. E` la prima parola che sento dall’altra parte. Oncologia. Oncologia. Oncologia. Sono stata in terapia per un anno e mezzo e mi ero abituata a questa parola. Adesso che le terapie ospedaliere sono finite, almeno per il momento,  e sto pian piano rientrando nella mia vita “normale”, quella parola mi si conficca nel cuore e lo trapassa. E di nuovo la sensazione di  vivere un incubo. Oncologia, riferito a me. Ricordati, Grazia, hai il cancro.
I lucciconi non fanno in tempo a scendere che l’addetta delle prenotazioni mi risponde con la solita gentilezza. Sono sempre gentili i centralinisti dello Ieo.  “Mi dispiace, non abbiamo ancora le agende per il nuovo anno”. E` da agosto che chiamo e I poveracci mi rispondono sempre la stessa cosa. “Deve chiamare ogni settimana, ci dispiace non e` colpa nostra”. Lo so bene che loro non c’entrano. Per questo motivo, la scorsa settimana ho inviato un reclamo all’Ufficio Relazioni con il Pubblico dell’Istituto. Non ho ricevuto alcuna risposta e il problema, a distanza di una settimana, e` sempre lo stesso.
Chiudo il telefono e fisso il vuoto per qualche minuto. L’eco di quella parola nemica, oncologia, mi risuona ancora dentro. Ancora mi fa male.
 E` tardi. Devo andare al lavoro. Non c’e` tempo di chiamare al telefono l’Ufficio Relazioni con il Pubblico. Scrivo un post sulla pagina Facebook dell’Istituto. E` un post stizzito. E` il post di una persona che protesta per un’ inefficienza. Un’inefficienza pesante. Prenotare una risonanza magnetica mammaria per chi ha avuto il cancro al seno non e` precisamente come prenotare un appuntamento dal callista o dal parrucchiere.  Il pensiero di doversi sottoporre ad un esame per verificare se la malattia che rischia di ucciderti e` tornata toglie il sonno. L’unico modo per sopravvivere, oltre che al cancro, all’angoscia e alla paura e` di pensare all’esame il meno possibile. Anche solo prenotarlo e` motivo di angoscia. Significa riprendere contatto con la malattia. Significa di nuovo dover prendere coscienza del fatto che la morte potrebbe essere dietro l’angolo. Immaginate cosa vuol dire dover chiamare ogni settimana per poter prenotare l’ esame. E` un incubo! E se il paziente prova a protestare cosa succede? A me e` stato risposto cosi`: 

"poiche` la Sua dichiarazione e` messa appositamente in pubblico risponderemo qui (se Le interessasse realmente un aiuto si informerebbe attraverso altri canali)"

C’e`  da mettersi le mani nei capelli. Se i reclami si scontrano con un muro di gomma, noi pazienti che facciamo? Ne parliamo, per favore? Quante di voi stanno cercando di prenotare una risonanza magnetica mammaria per il 2013 allo Ieo? Sono stanca di vedere i miei diritti calpestati. E scommetto che non sono la sola.


mercoledì 14 novembre 2012

Savita






Assassini Assassini Assassini

Non riesco a dire altro da quando ho letto sul Guardian che una donna di origini indiane, Savita Halappavanar, e` stata assassinata in Irlanda dai medici che hanno rifiutato di salvarle la vita, terminandone la gravidanza, e lasciando che morisse di setticemia.
Savita aveva 31 anni, faceva la dentista e abitava a Galway. Era incinta di 17 settimane. Si e` sentita male. E` andata in ospedale. I medici hanno constatato che il feto stava morendo e non era possibile salvarlo. Consapevole del rischio che stava correndo, Savita ha chiesto che la gravidanza venisse terminata. I medici hanno rifiutato. "Siamo in un paese cattolico", hanno detto. "Ma io non sono ne` cattolica, ne` irlandese", ha ribattuto Savita. Niente da fare. Hanno aspettato che il battito cardiaco del feto non fosse piu` auscultabile per portare Savita in sala operatoria. Troppo tardi, Poco dopo, Savita e` morta di setticemia. Setticemia, capite? Hanno lasciato che una donna morisse di setticemia. Nella cattolicissima Irlanda!

Assassini Assassini Assassini




domenica 11 novembre 2012

Non mi piacciono i bozzi

Oggi ho avuto una crisi di pianto. Non mi succedeva da tempo. Saranno le ricorrenze brutte, sara` un po` di stress, sara` che a me i bozzi, dopo quello che mi e` successo col linfonodo, non piacciono.

Jose ha un piccolo bozzo sulla schiena. Un brufolo sottopelle o un minuscolo lipoma. Niente che lo preoccupi. Per me, invece, e` l'orrore. L'ho visto la prima volta un paio di settimane fa e mi e` andato il cuore in gola.
"Cos'e`?"
"Sara` un brufolo..."
"E` un bozzo. Oh Dio, cos'e`?"

Oggi, mi aspettavo di non trovarlo. E invece, zac, stava ancora li`. Come il linfonodo, che non se ne andava mai.
"Oh Dio, perche` non se ne va?"
"Ma che fastidio ti da?"
"Non mi piacciono i bozzi. Mi fanno orrore"
"Ma non e` un bozzo, sara` un brufolino sotto pelle"
"No, e` un bozzo e non se ne va. Oh Dio, perche`?"

La nostra camera da letto non esisteva piu`. Ero di nuovo nella nostra vecchia casa. A letto, nel letto di allora. All'alba, sveglia, occhi puntati al soffitto. La mano sotto l'ascella destra e il tonfo di angoscia. "Sta ancora li`, non se ne va".
Cristo santo, e` l'11 novembre oggi. Cosa facevo due anni fa oggi? Non ricordo nulla. I miei ricordi si fermano al 10. Le bugie pietose della dottoressa - "non posso dire cosa sia se non facciamo una biopsia" - il ritorno a casa, la telefonata ai miei genitori, le urla di mio padre.
Ricordo solo che quella e` stata la prima delle notti in cui non ho dormito. Ricordo di non aver dormito per una settimana. Di seguito.
Si chiama sindrome da stress post-traumatico. Il trauma che ho vissuto e` rimasto bloccato nel mio cervello, mi hanno spiegato. E sta ancora la`. Basta un brufolo a risvegliarlo. O anche solo il colore del cielo. E sento di nuovo l'orrore. La sua puzza mi si avvinghia addosso. Mi asciuga la gola. Un sudore freddo di morte mi bagna le tempie. La terra scivola via e precipito, in caduta libera.
No, non mi piacciono i bozzi

giovedì 8 novembre 2012

10 Novembre

According to Amalia Signorelli,
Basta sono stanca, vado a dormire. Continuo domani col capitolo, quando torno dall'ospedale. Ah no, c'e` la manifestazione. No, ci dobbiamo andare. Tanto in ospedale non staremo molto. Mi diranno quello che ha detto la dottoressa della mutua: "Non e` niente, stai tranquilla". Sono la solita ipocondriaca. Ho avuto l'influenza, sono magra da far spavento, sono troppo stressata. Avro` qualche infezione e il linfonodo mi si e` ingrossato. Fumo un'altra sigaretta e vado a dormire. Cavolo, pero` sta palloccia qua sotto al capezzolo che e`? Proprio dallo stesso lato del linfondo. No, no, no non e` niente. Domani mattina vai in ospedale e ti rassicurano. Mi sto creando sta paranoia perche` sono stressata.

Drin drin drin drin
"Ciao, Grazia, sono F. Sei gia` a Londra per la manifestazione?"
"No, sono in ospedale"
"Tutto bene?"
"Si si, e` tutto ok, e` solo un controllo. Magari finisco presto e vi raggiungo"
"Ok, fammi sapere"

"Sono molto stressata, dottoressa. Si, ho perso peso negli ultimi tempi, ma e` perche` sono stressata. Sto finendo il dottorato. In storia, storia contemporanea. Si, e` interessante ma non ne posso piu`. Non e` niente, dice? Non c'entra niente il linfonodo con la pallina al seno? Si, facciamo l'ago aspirato al linfonodo. Sa, io sono ipocondriaca e mi sono fissata che ho un tumore."

"Mi sembra tutto normale qui al seno. Magari possiamo ripetere l'ecografia tra 6 settimane. Intanto adesso prendiamo un po` di liquido dal linfonodo."
"Ma perche` e` ingrossato? Cosa puo` essere?
"Un'infezione"

Sono passate quasi tre ore. Avevano detto che non ci sarebbe voluto molto. Perche` non mi chiamano? Uffa. Cazzo, quella signora piange. Chissa` che le hanno detto... Siamo rimasti solo io, Jose e questa ragazza ad aspettare. E l'infermiera che fa avanti e indietro. Ah mo chiamano la ragazza. Chissa` che c'ha... Ah no, le danno solo un foglio davanti alla porta. Che bei capelli...

"La dottoressa dice che tra cinque minuti puoi entrare"
Madonna, che faccia. Perche` mi guarda cosi` questa?
"Jose, amore, entra con me, non voglio andare da sola"

"Vieni. La dottoressa ti aspetta"
"Eccomi"
"I'm sorry, Grazia, we've found some abnormal cells in your limphnode"

mercoledì 7 novembre 2012

La vita a tempo



Ho ricevuto una bellissima mail da un lettore del blog, Gianluca. Con il suo permesso, voglio condividerla. Gianluca si fa tante domande. Perche` sua suocera, dopo 10 anni libera da malattia, si e` ritrovata con delle metastasi alle ossa? E perche` se i medici le avevano dato solo 6 mesi di vita, oggi, dopo tanti anni, sta ancora bella fresca e tosta e si appresta a compiere 71 anni? E perche` una sua cara amica, ammalatasi tanti anni dopo sua suocera, deve oggi sottoporsi alle stesse vecchie terapie? Cosa sappiamo del cancro? Forse nulla, dice Gianluca. E io con lui. Le "cure" da sole non bastano. Insieme chiediamo che non si debba piu` sperare in una vita a tempo


"Era il 1985, avevo 18 anni, il pieno della spensieratezza, studio e divertimento, quali pensieri può avere un ragazzo di 18 anni? Conobbi una ragazza, fui molto felice, ora è mia moglie e l'amo come fosse il primo giorno. Con tanta felicità conobbi anche il significato della sofferenza, si, perchè non sempre tutto è felicità, lei aveva un problema, sua mamma, a 42 anni le diagnosticarono un tumore al seno, la operarono e fece le chemioterapie, io la conobbi qualche mese dopo il termine delle terapia, ma da subito partecipai al significato di avere un malato di tumore in famiglia. Tutto cambia, incominci a vedere le cose da prospettive diverse, apprezzi cose che non apprezzavi prima, ti cambia la vita, ma poi tutto torna alla normalità, il tempo passa, il dolore passa, si torna alla vita. Un piccolo particolare, vita a tempo, la medicina calcola il tempo che hai da vivere, per mia suocera 10 anni. Che vuoi che sia, 10 anni sono tanti, ci metteranno tanto a passare, in tutto questo tempo ha sposato due figli, ha avuto tre nipoti, si perde il conto degl'anni. All'undicesimo anno ecco qui, inesorabile la recitività, la scintigrafia ossea di routine individua due addensamenti, uno alla spina dorsale e l'altro sullo sterno, "che vuole signora è normale, fa parte della sua malattia", ma come, i medici avevano detto "sono passati 10 anni, sei guarita" ed ora? Il medico diagnostica un tumore alle ossa, "non c'è niente da fare 6 mesi di vita e faremo il possibile per non farla soffrire". No, non può finire così, era guarita ed ora è la fine? non è possibile. Corriamo in cerca di un centro che dia speranze e troviamo chi ci dice che si può curare, ma con una prospettiva di vita di due anni, di nuovo chemioterapia e di nuovo vita a tempo, di nuovo il tempo passa, passa il dolore, era il 1996, sono passati 16 anni, ora ha 70 anni, sarà stata fortuna, la medicina, un miracolo, la voglia di vita, non so, non capisco. Qualche mese fà una mia carissima amica a 43 anni subisce la stessa sorte e rivivo tutto il dolore e resto nella speranza che vada tutto bene, ma io ci sto male, m'informo sui progressi della medicina, ovviamente su internet e scopro che da oltre 25 anni nulla è cambiato, stesse diagnosi, stesse cure, vita a tempo. La mia carissima amica è una donna formidabile e ha una voglia di vita incredibile, è convinta e determinata e sconfiggerà la malattia. Le ricerche vanno avanti solo nel garantire una cura, invasiva e dannosa, e dare solo garanzia di vita a tempo e, permettetemi, sono convinto che non ancora ci capiscano niente di come viene o come si previene un tumore, e ci fanno pensare che tutto deve andare così, ma io non posso sopportare più che si debba sperare in una vita a tempo"

martedì 6 novembre 2012

La vita precedente

Tra un mese esatto, il 6 dicembre, a quest'ora, potrei essere Doctor. Mi fa uno strano effetto. Finire il dottorato che ho iniziato nel 2006 in Inghilterra e` stato per 4 lunghi anni lo scopo principale della mia vita. Recupera le fonti, corri in archivio, ce l'hai la bibliografia, hai consegnato il capitolo, mi accettano l'abstract, ripubblico il paper. Se ci ripenso oggi, mi sembra di parlare di un'altra persona e di un'altra vita.
Io il dottorato dovevo finirlo nel 2010. A settembre. Quell'estate avevo lavorato da matti. Non avevo tempo nemmeno per mangiare. Dimagrivo a vista d'occhio. La mattina mi svegliavo all'alba con una sensazione di nodo alla gola. Correvo a scrivere. Anche per dieci ore al giorno. Sempre davanti al computer. Ai lati delle guance mi si erano scavate due fosse. I pantaloni cominciavano a cadermi. Mi guardavo allo specchio e pensavo "Devo finire o mi ammalo di brutto. Questa tesi mi sta uccidendo".
Ero seduta al computer a lavorare il sabato che ho scoperto il linfonodo ingrossato sotto l'ascella. Sono corsa da Jose. "Hai avuto l'influenza, non e` niente". Ma i records di google toglievano il respiro: linfonodo sentinella, cancro al seno.
L'autopalpazione non avevo il coraggio di farla. "Domani mi sveglio e non c'e` piu`". E invece, il maledetto linfonodo sempre la` stava. Mi svegliavo all'alba e la prima cosa era controllare se c'era ancora. E c'era. C'era sempre.
Una sera un amico e` a cena a casa nostra. Non resisto. Non riesco a distrarmi. Corro nel mio studio, mi siedo alla scrivania e agguanto il seno destro. E lo sento, per la prima volta. Sotto il capezzolo, c'e` qualcosa di strano. Faccio il confronto con l'altro seno, il sinistro. Li` e` tutto normale. Mi manca il fiato, il cuore e` impazzito. Mi gira la testa. Cammino per la stanza, con le mani nei capelli. "Oh Dio, oh Dio, oh Dio". Mi guardo allo specchio. Ho la faccia di cera. "No non e` vero, non e` possibile".
Ho urlato la stessa cosa alla senologa che due settimane dopo mi ha annunciato che nel mio linfonodo c'erano delle "abnormal cells". E intanto chiedevo a Jose "perche` non mi sveglio?". E volevo che andasse via perche` sapevo che stavo precipitando.
La mia vita precedente si e` fermata quel giorno. Il dottorato ha smesso di significare alcunche`. E cosi` sara` anche per l'esame che dovro` sostenere il 6 dicembre. Quel pezzo della mia vita e` coperto dal ghiaccio e dalla nebbia. E` senza vita e senza piu` senso. E ancora non so bene dove cercarne uno nuovo.

domenica 4 novembre 2012

La battaglia che non abbiamo scelto - La storia di Jennifer e Angelo Merendino



La prima volta che ho visto Jose, il mio compagno di cammino, stavo guardando fuori dalla finestra. Un ragazzo con delle belle spalle e una maglia gialla e` sceso da un taxi, trascinandosi dietro una valigia, e si e` avviato verso la porta della casa in cui abitavo da pochi giorni. "Che gnocco", ho pensato. E gli ho aperto la porta, senza che lui bussasse. Mesi dopo, ho realizzato di essermi innamorata di lui a prima vista.
La stessa cosa e` accaduta a Jennifer e Angelo Merendino. Un amore a prima vista. Un grande amore che, purtroppo, il cancro al seno di lei ha spezzato. Angelo ha fotografato il calvario di Jen. Adesso che lei non c'e` piu` le sue foto raccontano la storia di un uomo e di una donna che si sono amati immensamente e che immensamente hanno sofferto. A causa del cancro. Non ci sono nastri rosa, non c'e` nessun lieto fine. C'e` il cancro, cosi` com'e`. Una malattia terribile.
Non riesco a non pensare a me e Jose ogni volta che guardo le foto di Angelo e Jennifer. Jennifer potrei essere io e potrebbe esserlo ogni donna che, come lei, nel fiore degli anni, si vede diagnosticato un male che non le da scampo. Angelo e` qualunque persona innamorata - persona, badate bene, non fa nessuna differenza che sia un uomo o una donna - costretta ad assistere alla malattia e alla fine di quanto di piu` caro abbia al mondo.
Le foto di Jen e Angelo sono diventate una mostra. In Italia potrete vederla al Festival di Fotografia Sociale, dal 10 al 18 novembre a Perugia. Il sogno di Angelo e` di portare la mostra in giro per il mondo, in modo che quanta piu` gente possibile possa rendersi conto di quello che lui e Jennifer hanno vissuto. Per farlo, pero`, c'e` bisogno di soldi. Visitate il suo sito e fate una donazione.

giovedì 1 novembre 2012

Difendiamo i nostri corpi dagli anti-abortisti e dal cancro

Quando l'ho sentito la prima volta non ci potevo credere. Dopo una rapida gogolatina mi sono cadute le braccia. Si, sono arrivati anche a questo. A dire che l'aborto aumenta le probabilita` di ammalarsi di cancro al seno. Chi sono? Gli anti-abortisti, in maggioranza cattolici. Quelli che vogliono rendere di nuovo l'aborto illegale, come quando non c'era la legge 194, costringendo chi vuole farvi ricorso a pagare e a rischiare la pelle. Quante donne sono morte perche` non c'era la legge 194 e quanti casini bisogna fare ancora adesso vista la quantita` di medici obiettori. Quelli che obiettano in ospedale, ma ti accolgono a braccia aperte nella loro clinica privata. 
Domani in molti ospedali, incluso il Sant'Anna di Torino, si terranno delle veglie di preghiera organizzate dall'associazione "no194". Lo denuncia il collettivo Altereva, che ha chiamato alla mobilitazione su Facebook
Pur di seminare terrore tra le donne questa gente non esita a mettere in giro voci su una presunta correlazione tra aborto e cancro al seno. Fatevi un giretto in rete e ne leggerete di tutti i colori. Tutto questo non solo e` violento e ingiusto ma e` un segnale inequivocabile di come si possa utilizzare strumentalmente la salute delle donne per perseguire obiettivi che con essa non hanno niente a che fare.

E` ora di dire basta. E` ora di unire le forze e le battaglie. Il diritto alla salute e` uno solo, sia che si parli di aborto sia che si parli di cancro al seno. I corpi sono nostri rivendichiamo il diritto a difenderli dagli anti-abortisti e dal cancro.

martedì 30 ottobre 2012

Il paziente e` un soggetto

Chiariamo subito. Questo non e` un post contro l'Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano. L'obiettivo di questo post e` sollevare una problematica spinosa: il paziente e` un soggetto?

Andiamo con ordine. Sono entrata per la prima volta allo IEO pochi giorni dopo aver saputo che avevo il cancro. Ero disperata. Davanti a me vedevo solo morte. Sono stata accolta e rassicurata. Tutti i medici e gli infermieri con cui ho avuto modo di interagire sono stati impeccabili. La mia gratitudine nei loro confronti e` immensa.

Oggi pero` si e` verificato un episodio molto increscioso. E non e` la prima volta. Si e` verificato nel mondo virtuale, nel mondo di Facebook, ma e` significativo di un modo di fare e di intendere il rapporto medico-paziente ed e` per questo che voglio raccontarvelo.Il dottor Alberto Luini, uno dei senologi di punta dello IEO, e` stato recentemente intervistato dal Corriere della Sera a proposito di uno studio pubblicato dall'Universita` di Oxford sulla correlazione positiva tra cancro al seno, menarca precoce e menopausa tardiva. L'intervista e` stata postata sulla pagina Facebook di IEO. Ieri ci sono capitata per caso perche` cercavo il numero di telefono per prenotare i controlli semestrali. E mi cade l'occhio sull'intervista. La leggo e non riesco a trattenermi dal commentare sotto il post, chiedendo perche` caspita non si parli mai dei fattori di rischio ambientale e perche` diavolo io, che non ho avuto nessun menarca precoce e nessuna menopausa tardiva, mi sia beccata il cancro al seno a 30 anni, senza familiarita` e senza mutazione genetica. Non l'avessi mai fatto. Sono stata accusata dagli amministratori della pagina di utilizzare quest'ultima a "scopo di marketing". Interventi di altre persone che chiedevano chiarimenti o lamentavano di essere state maltrattate dal dottor Luini sono stati cancellati.
Non sono abituati. Non sono abituati al confronto con i pazienti. Chi e` malato non ha il diritto di fare domande, di contestare il verbo dei medici, possessori della verita`. E chi lo fa viene censurato o, come ha fatto il dottor Luini con me, viene trattato con fare partenalista. "Qualche volta e` il disagio (o il dolore) a spiegare alcuni interventi. E` da comprendere". No, caro dottore, il disagio (ma quale?) e il dolore non c'entrano. Sebbene abbia avuto il cancro, sono ancora dotata di senso critico e voglio dire la mia. Non sono un oggetto, caro dottore. Sono un soggetto. Io e tutte le altre persone colpite da qualsivoglia malattia. E se dice una cazzata, caro dottore, io glielo faccio notare. E` un mio diritto. Perche` lei parla parla parla, ma il cancro ce l'ho avuto io. E sono io che ogni giorno ne pago le conseguenze e me ne chiedo il perche`. E nessuno, nemmeno lei, dopo anni e anni di ricerche - che sarebbe forse il caso di rimettere in discussione - sa darmi una risposta.

sabato 27 ottobre 2012

La tua forza e` il tuo grido



Ho visto un video bellissimo questa settimana. E` il video che annuncia lo sciopero generale che avra` luogo in Spagna e in molti altri paesi europei, Italia compresa, il 14 novembre.
I volti sofferti di persone diverse, intrappolati da buste di plastica che impediscono di respirare, sono un'immagine molto eloquente delle condizioni in cui versa l'intero continente schiacciato dalla nuova marea montante del neoliberismo divoratore di vite, progetti e sogni. La musica che accompagna le immagini e` un crescendo. Le buste di plastica si spezzano, i volti si liberano, le grida rabbiose si levano. El 14 de noviembre tu huelga es tu grito, si legge. Il 14 novembre il tuo sciopero e` il tuo grido. Un grido di ribellione, di rabbia, di liberta`. Alle grida seguono abbracci e sguardi di nuovo pieni di determinazione e speranza.
Oggi a Napoli e` morta una giovane donna di 30 anni. Le era stato diagnosticato il cancro al seno un anno fa. Mastectomia e chemio non sono servite e impedire la diffusione della malattia. Io non la conoscevo. La conosceva, pero`, una mia amica "baciata" dal cancro anche lei in giovane eta`. "Non si puo` morire di cancro a 30 anni", mi dice, "Non lo accetto". "Non dobbiamo accettarlo", le rispondo. "E cosa possiamo fare? Nessuno ha risposte". "Dobbiamo chiederle".
E` ora di gridare. Per noi stesse, per quelle che sono morte, per quelle che si ammaleranno sempre piu` numerose e tra loro ci saranno le nostre figlie, le nostre nipoti, le nostre amiche. "Perche`?". Bisogna gridarlo. Dobbiamo rompere anche noi quei sacchetti di plastica (rosa) che ci hanno stretto intorno al collo. Il cancro al seno non e` un destino. E` una malattia gravissima, mortale. Di cancro al seno si muore. Ogni giorno. Dovunque. Gridiamo, tutte insieme, forte, senza piu` paura:

                                                         PERCHE`?

domenica 21 ottobre 2012

E se fosse una questione di culo?

Ci penso da un po`. Anzi, da molto. E se fosse tutta una questione di culo? Si, se la "sopravvivenza" fosse una mera questione di fortuna?
Facciamoci due conti. Le cause del cancro al seno sono sconosciute. O meglio, si sa che tutta una serie di fattori possono combinarsi insieme e provocare il cancro ma il quadro e` ancora piuttosto vago. Sappiamo che un certo tipo di alimentazione puo` favorire l'insorgere della malattia, ma sappiamo anche che ci sono donne che sbafano carne, dolci e farine raffinate per tutta una vita e non si ammalano. Sappiamo che siamo costantemente in contatto con agenti cancerogeni - sono nel cibo che mangiamo, nei detersivi, nei cosmetici, nella plastica, nell'aria - ma, sebbene il numero dei casi sia in aumento, non tutte le donne si ammalano. A questo punto, chi tra di voi sostiene la causa dei geni sara` pronto a dire "ci vuole la predisposizione". Si, ma che vuol dire? Quale predisposizione? Ad oggi si conoscono solo due tipi di mutazioni genetiche, responsabili del 5% dei casi di cancro al seno. E, fra l'altro, avere una mutazione non implica necessariamente che ci si ammalera`.
Insomma la verita` e` che del cancro al seno si sa poco o nulla. Anni e anni di ricerche e non sappiamo ancora perche` caz...ops caspita ci ammaliamo. Non conoscendo le cause della malattia, anche l'efficacia della cura ne risente. E infatti, non si puo` parlare esattamente di cura, semmai di trattamento. La chirurgia, la chemio, la radio, i monoclonali, la terapia ormonale diminuiscono le probabilita` di recidiva, ma non assicurano la guarigione. Un buon 20% delle donne che si ammalano di cancro al seno ci rimette le penne.
E vogliamo parlare della diagnosi precoce? Ci sono donne che hanno scoperto la malattia prima che andasse ai linfonodi, quando il cancro era ancora in situ, che si sono ritrovate, a distanza anche di dieci anni, con delle metastasi e sono morte.
E allora diciamolo in maniera spassionata. Diciamolo noi pazienti, perche` i medici lo dicono solo in camera caritatis: e` questione di culo. Per quello che sappiamo della malattia la momento, pregare la Madonna e tutti i santi di non schiattare fa parte del trattamento. Inutile pensare "l'ho scoperto presto", "sto facendo la terapia giusta", "lo affronto nel modo giusto" come se chi muore invece l'avesse presa per il verso sbagliato. Se vogliamo certezze dovremmo davvero cominciare a chiederle e dire forte e chiaro che l'abbiamo capito: per come stanno le cose adesso, e` una questione di culo.

martedì 16 ottobre 2012

Elogio della pennichella

Lo so, ho avuto il cancro al seno e quindi devo e sottolineo devo condurre una vita sana e morigerata. No fumo, no alcool, no zuccheri, no caffe`, no dolci, no grassi, tanto sport.
Lo so, queste cose sono salutari per tutti e ammiro davvero tanto le persone che non bevono, non fumano, non strafocano dolci, fanno attivita` fisica e riescono pure ad essere felici.
Prima di ammalarmi ero l'opposto. Fumavo, caffettiavo spesso e volentieri, divoravo dolci, magnavo insaccati e formaggi a volonta` e di fare sport non volevo nemmeno sentirne parlare.
Da due anni, tutto e` cambiato: ho cambiato dieta e stile di vita. Sono diventata vegan part-time (mangio il pesce) e vado in piscina. Ho scoperto che nuotare mi piace, mi rilassa. Mentre nuoto immagino che con ogni bracciata distruggo tante brutte schifose cellule cancerose. Sara` per questo che mi piace andare veloce tanto che, a volte, perdo il fiato.
Oggi dovevo andare in piscina. Sono tornata dal lavoro alle quattro. Ho cazzeggiato fino alle cinque. Ero stanca. Mi sono detta "schiaccio un pisolo e poi si nuota". Dormire il pomeriggio era uno dei miei "sport" preferiti nella mia vita precedente. Ho messo la sveglia e mi sono stravaccata sul letto. La sveglia ha suonato. Una, due, forse tre volte. Non lo so. Quando mi sono svegliata erano le sei e mezza. Un'ora e mezza di pennica, come ai bei vecchi tempi. Il senso di colpa ha fatto capolino. "Cazzo, dovevo andare in piscina. Mo` e` tardi, sara` strapiena e sono troppo rincitrullita". I pensieri hanno cominciato a correre. "Cazzo, se non nuoto almeno 2 volte alla settimana mi riammalo. Sono la solita scansafatiche. No, cosi` non va. Cosi` non si guarisce". Si, ti vengono in mente ste cose quando hai avuto il cancro. Finisci per credere che se avessi fatto sport o mangiato diversamente non ti sarebbe venuto. E ripassi la tua vita al setaccio alla ricerca dell'errore e la rivolti come un calzino, sperando che cambiando tutto, sparigliando le carte, il male non torni.
La pennica probabilmente pero` aveva sortito il suo effetto oggi. E` stata un'illuminazione improvvisa. "Vaffanculo lo sport per oggi. Volevo dormire e ho dormito. Come facevo prima". Mi sono sentita sana. Mi sono sentita io.

domenica 14 ottobre 2012

Manifesto - Il cancro al seno non e` un destino

Ecco il Manifesto sul cancro al seno. C'ho messo un po` a scriverlo. Avete risposto in tante al questionario e tenere insieme tante idee non e` facile. Inoltre, tra il nuovo lavoro e nebbia cognitiva post-chemio e da menopausa, mi sento spesso senza energie.
Ovviamente si tratta di una bozza. C'e` bisogno dei vostri commenti. Ricordate che questo manifesto non e` mio, e` nostro. Accorrete numerose


Il cancro al seno non e` un destino

"In Italia il tumore al seno rappresenta la prima causa di morte nella fascia di età  tra i 35 ed i 50 anni; ogni anno tale patologia viene diagnosticata a circa 40.000 donne: tra queste il 30,4 per cento ha un’età inferiore a  44 anni, mentre il 35,7 per cento è compreso tra i 44 e i 65 anni e il rimanente 34,1 per cento riguarda le donne over 65. Mediamente, una donna su otto sviluppa un carcinoma mammario nel corso della propria vita [...] Il carcinoma mammario è una malattia complessa le cui cause, a tutt’oggi, non sono state ancora chiarite [...]"[1]

Una ogni otto. Una donna italiana ogni otto si ammala di cancro al seno. Di queste, circa un terzo ha meno di quarant'anni. I dati, resi disponibili dalla Commissione Sanita` del Senato, sono agghiaccianti. Epidemia. E` questa la parola che descrive appieno la drammaticita` della situazione che le donne italiane si trovano a vivere oggi. Una situazione tanto piu` drammatica se, insieme ai dati sull'incidenza, si prende in considerazione anche il discorso pubblico riguardante la malattia.

Fino a non molto tempo fa, il cancro al seno era considerato un tabu`. Le donne colpite dovevano sottoporsi a trattamenti estremamente invasivi come la mastectomia, la rimozione totale del seno. Private di una parte del corpo comunemente considerata attributo imprescindibile di "femminilita`", erano condannate al silenzio. La loro veniva considerata una tragedia strettamente individuale, da tenere nascosta. Negli ultimi vent'anni le cose sono cambiate. Il cancro al seno e` entrato nel discorso pubblico. La malattia, fino ad allora stigmatizzata, e` diventata oggetto di attenzione e marketing soprattutto da parte di case farmaceutiche e aziende produttrici di cosmetici. Le "pazienti" sono state trasformate in "sopravvissute", la cui vicenda testimonierebbe l'importanza delle raccolte di fondi da destinarsi alla ricerca effettuate attraverso la vendita di prodotti. Che tipo di ricerca e quanta parte dei proventi sia effettivamente donato non e` dato sapere. Inoltre, non di rado, detti prodotti contengono sostanze responsabili della genesi del cancro al seno.

La rappresentazione della "sopravvissuta" come eroina capace, contando solo sulle proprie forze, di sfidare la malattia e vincerla, tornando alla vita di prima o addirittura riuscendo a migliorarla, non corrisponde alla realta`. O almeno non sempre. Le voci discordanti di chi convive quotidianamente con i pesanti effetti collaterali dei trattamenti e con i postumi del trauma vissuto sono state ancora una volta messe a tacere. Le storie di chi - come e` significativamente d'uso dire - "non ce l'ha fatta" vengono cancellate. I timori di coloro che non si sono ancora ammalate ma vedono aumentare ogni giorno il numero dei casi vengono ridimensionati. La diagnosi precoce - fatta passare per "prevenzione" - viene comunemente millantata come soluzione al problema. Le cause della malattia e dell'aumento dei casi non sembrano essere meritevoli di alcuna attenzione.

Preso atto di questa situazione e in considerazione dell'esigenza di riappropriarsi del discorso sulla malattia, chiediamo:

1. Revisione dei programmi di screening e loro estensione alle donne di eta` inferiore ai quarant'anni. La mammografia non e` uno strumento dignostico affidabile nelle donne in eta` fertile. Possibili alternative vanno dunque seriamente prese in considerazione.

2.  Il cancro al seno non e` un destino. E` necessario investire in maniera ingente sulla ricerca delle cause della malattia.

3. I fattori di rischio di natura endogena (ad esempio, esposizione a sostanze che mimano l'azione degli estrogeni) vanno resi noti e fatti oggetto di adeguate campagne di sensibilizzazione da effettuarsi anche nelle scuole.

4. La rappresentazione mediatica della malattia deve essere aderente alla realta` e non dettata da logiche di mercato.

5. Le organizzazioni che effettuano raccolte di fondi devono specificare in modo chiaro e dettagliato come il denaro raccolto verra` speso. E` inoltre indispensabile che si mettano a punto metodi alternativi alla vendita di mercanzie. Uno di questi e` la donazione diretta a istituti di ricerca che andrebbe semplicemente accompagnata fornendo informazioni ai donatori nel modo piu` neutro possibile

6. Assistenza psicologica gratuita per tutte le donne che ricevono una diagnosi di cancro al seno e che desiderino avvalersene

7. Chi riceve la diagnosi deve ricevere informazioni su tutti i trattamenti a disposizione, compresi quelli complementari alla medicina tradizionale

8. Chi, tra le donne in pre-menopausa, sceglie di sottoporsi alla chemioterapia deve essere informata delle possibili  conseguenze sulla propria fertilita` e messa in condizione di avere accesso rapido e gratuito alle tecniche oggi a disposizione per preservarla



[1] http://www.senato.it/bgt/pdf/docXVII9.pdf

mercoledì 10 ottobre 2012

Amazzoni Furiose: Isabella, professione dietista

Ecco a voi i consigli di Isabella Zuccala, dietista. La prevenzione non e` solo la mammografia. Quella e` diagnosi precoce. La prevenzione vera, quella primaria, quella che sbarra la strada alla malattia, che ne impedisce l'insorgenza e` altra cosa. E comincia a tavola. Ve lo spiega Isabella.

amo abituati ad intendere la salute come assenza di malattia e la malattia come un accidente su cui intervenire tempestivamente.
Nulla di più inesatto, almeno quando si parla di tumori; ci sono stati di equilibrio, in cui le cellule cancerose vengono isolate ed eliminate, e ci sono stati di squilibrio, in cui può essere promossa la proliferazioni di tali cellule.
Se un tumore solido ci mette dai 20 ai 30 anni a manifestare i segni clinici dallo stimolo alla cancerogenesi e se solo il 5% dei tumori al seno è geneticamente determinato, questo vuol dire che in quei 20 – 30 anni la promozione del tumore dipende anche da fattori modificabili, cioè dipende anche da noi.
Il fattore modificabile per eccellenza è l’alimentazione: nessuna tecnologia o farmaco ha la potenza del cibo nel modulare e correggere i processi cellulari, e questo per un motivo fondamentale: il cibo modula direttamente l’espressione del nostro DNA, cioè promuove l’espressione di alcuni geni e ne sopprime altri, e in una vita assumiamo decine di tonnellate di cibo.

Proviamo a stilare un decalogo per la prevenzione del tumore al seno tramite l’alimentazione:
  1. Evitare il sovrappeso: in particolare a livello addominale dove il tessuto adiposo viscerale produce tnf alfa (tumor necrosis factor). Gli studi indicano come tenere sotto controllo il peso eviterebbe il 42% dei tumori al seno; un eccesso di grassi nell’alimentazione aumenta l’incidenza dei tumori al seno anche del 50%; seguire una dieta leggermente ipocalorica (80% fabbisogno) per tutta la vita espone di meno alla produzione di sostanze nocive.
  2. Mangiare biologico. I cibi biologici hanno un maggior contenuto in vitamine e minerali e il 94% dei prodotti biologici non contiene residui di pesticidi e contiene circa la metà dei nitrati, sostanze che possono dar luogo a composti cancerogeni. E’ vero, costano di più, ma evitando un pasto fuori casa – sicuramente poco salutare – rientriamo della differenza.
  3. Evitare gli additivi alimentari quanto più possibile; si tratta di sostanze il cui uso è consentito quando non è ancora stata dimostrata la pericolosità, o, peggio ancora, di sostanze di cui si conosce la pericolosità, ma che restano in commercio per interessi economici grazie a studi sponsorizzati. Non facciamo le cavie umane, abituiamoci a leggere le etichette e ad evitare gli additivi alimentari.
  4. Assumere quotidianamente antiossidanti ovvero sostanze protettive che promuovono la morte o impediscono la proliferazione delle cellule tumorali. Li troviamo in frutta, verdura, legumi, vino, birra, the verde cioccolato fondente, oli vegetali.
Non è stato evidenziato un accumulo di antiossidanti nell’organismo e la loro emivita (durata nell’organismo) varia da 2 a 6 ore, pertanto solo il consumo abituale e frequente nella giornata può assicurare una dose significativa.
Consideriamo che molecole antiossidanti di diverso tipo (polifenoli, caroteni, vitamina C) in natura si trovano spesso nello stesso alimento e sinergicamente aumentano il potenziale antiossidante dell’alimento stesso, per cui qualsiasi integratore non si sostituirà mai all’assunzione dei suddetti alimenti, semmai costituirà una valida aggiunta.
  1. Assumere sostanze in grado di limitare l’azione degli estrogeni visto che il 75% dei tumori al seno cresce sotto lo stimolo di questi ormoni. L’indolo, un antiossidante contenuto nei broccoli e nei cavoli e nei cavoletti di bruxels, agisce attivando i metaboliti protettivi degli estrogeni e sopprimendo quelli dannosi. Da oggi cavoli a merenda.
  2. Limitare il carico glicemico e la conseguente secrezione di insulina, che stimola la proliferazione delle cellule tumorali sia direttamente, sia stimolando a sua volta l’attività estrogenica; limitiamo quindi l’assunzione di farine raffinate e cibi a base di grani raffinati - pasta, riso e altri cereali vanno consumati integrali - cibi spazzatura e zucchero in ogni sua forma.
  3. Assumere sostanze antinfiammatorie, poiché uno stato infiammatorio cronico promuove la crescita del tumore. Gli omega 3, presenti nell’olio di pesce o di lino e nei semi di lino, hanno una potente azione antinfiammatoria. Se fatichiamo ad inserire questi cibi nella nostra quotidianità, non esitiamo ad usare un integratore.
  4. Curare il benessere dell’intestino tramite integrazioni di probiotici (bifidobatterio), prebiotici (fos e inulina), glutamina e zinco, affinché possa fungere efficacemente da barriera nei confronti delle sostanze nocive e potenzialmente cancerogene.
  5. Utilizzare metodi di cottura e utensili adeguati, quindi sceglieremo cotture rapide e a basse temperature per limitare la produzione di sostanze tossiche; cucineremo in padelle in acciaio o antiaderenti integre avendo cura di ungere il fondo con olio; evitiamo il microonde, la cui cottura agisce a livello molecolare nei cibi e, di fatto, non sappiamo con che conseguenze.
  6. Fare una moderata attività fisica per promuovere la produzione di mediatori benefici e per eliminare tossine potenzialmente nocive, ossigenando meglio i tessuti e controllare il peso.



domenica 7 ottobre 2012

Enzo De Caro, la senti questa voce....

No, non sono sparita e non mi sono nemmeno riammalata, almeno per il momento. Semplicemente, dopo due anni, ho ricominciato a lavorare. Sto facendo un corso per insegnare lingue alle superiori qui in Inghilterra.
Mi piace stare con i ragazzini, ma mi stanco anche molto. Devo riabituarmi a svegliarmi presto la mattina e combattere per il resto della giornata con la fatigue post-cancro e da menopausa forzata. La sera, uno dei momenti in cui mi sentivo piu` ispirata a lanciare strali, crollo come un peperone cotto dal sole.
Il manifesto arrivera` presto, comunque. Dovrete pazientare ancora un po`, anche perche` sono arrivati davvero tanti contributi e bisogna metterli insieme, ma arrivera`.
Nel frattempo, lasciatemi tessere le lodi di una nuova amazzone 'ad honorem', mia sorella Mariangela.
L'anno scorso, insieme alla mia nipotina Fufy, che poi e` anche e sottolineo anche sua figlia, Mariangela aveva partecipato alla Race for the Cure a Napoli. E l'aveva fatto in assoluta buona fede. Saputo della manifestazione si era subito iscritta, ignara - e io con lei allora - del fatto che si trattasse in realta` di una grande trovata commerciale orchestrata sulla pelle delle donne colpite dal cancro al seno. Ignara - e io con lei - di quello che Komen aveva combinato in passato e stava per combinare negli Stati Uniti, tagliando di colpo i fondi per le mammografie all'associazione Planned Parenthood per motivi squisitamente politici. Planned Parenthood infatti si batte da anni per il diritto all'aborto e alla contraccezione. E` scomoda e Komen non c'ha pensato due volte a tagliarle i fondi pur di fare un favore a qualcuno. E poco importa se quei soldi servivano per le mammografie che molte donne negli Stati Uniti non possono permettersi, visti i costi elevatissimi e l'assenza di stato sociale.
Insomma, mia sorella ha partecipato alla Race 2011 per solidarieta` nei miei confronti. E` tornata a casa contenta, pieni di gadgets e campioncini. Le hanno regalato persino i salvaslip. Che se ne fa chi ha avuto il cancro al seno ed e` in menopausa o per colpa della chemio o perche` sta facendo la terapia ormonale?
A distanza di un anno, mia sorella ha cambiato idea. Alla Race che si e` tenuta questo fine settimana a Napoli non e` andata e si e` anche molto incazzata nell'ascoltare stamattina le dichiarazioni di Enzo De Caro, il comico che faceva parte una volta de "La Smorfia", il trio fondato da Massimo Troisi, ai microfono di Sky Sport. De Caro ha dichiarato, secondo quanto mi hanno riferito mia sorella e una nostra amica, "e poi lasciatemelo dire, ci servono le zizze sane delle femmine, per noi e per loro".
De Caro e` chiaramente un cretino. Voglio pero` spezzare una lancia in suo favore. Questo e` quello che succede quando a un "personaggio famoso" viene chiesto di parlare di qualcosa che non conosce, che non ha sperimentato e di cui probabilmente non gli importa granche`. Insomma, che cosa c'entra De Caro col cancro al seno? Che cosa c'entrano i giocatori del Napoli che hanno partecipato alla manifestazione? Cosa c'entra tutto questo col cancro?
So perfettamente che le persone che hanno partecipato alla Race for the Cure a Napoli l'hanno fatto in buona fede. Lasciate che vi proponga una cosa: chiedetevi cosa c'entra davvero tutto quello che avete visto e ascoltato oggi col cancro. Cosa c'entra la zumba? Cosa c'entrano i salvaslip? Cosa c'entrano i Vip, chiamati a mettere la faccia su qualcosa che spesso non conoscono e che speriamo non conoscano mai?


martedì 2 ottobre 2012

Se ne sono andate

Volevo scriverlo ieri questo post, ma ho avuto un brutto raffreddore. Fa lo stesso. Anzi, meglio. Oggi e` la festa degli angeli ma e` anche il secondo giorno del mese della 'prevenzione' del tumore al seno. Sotto leggerete un elenco di nomi. Sono i nomi delle donne che ho conosciuto nel corso della mia vita e che sono morte di cancro al seno. Aggiungete i nomi di quelle che avete conosciuto voi e ricordiamocele sempre.

Mariangela
Titti
Giovanna
Adele
Tisbe

venerdì 28 settembre 2012

Amazzoni Furiose: Elisabetta. Una (s)fortuna rosa*


Un 27 settembre di un caldo estivo a Roma. La LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori) terrà una conferenza stampa per presentare la XX edizione internazionale della campagna Nastro Rosa in un luogo splendido, su cui si posano gli occhi e gli obiettivi di centinaia di turisti durante il giorno, e che di notte s'illumina come un faro nella movida romana: il Tempio di Adriano in Piazza di Pietra, all'interno della prestigiosa sala.
Ho letto prima il post di Grazia De Michele, poi il comunicato LILT a cui si riferiva. Luccicante e favoloso: si parla di shopping, creme miracolose, levigatezza e bellezza, proventi e generosità, buone intenzioni tempestate di Swarovski. C'è anche una delle tante miss dal passato incoronato: bellissima. Il tutto immerso in una rosa zuccheroso e femminile. Femminile da morire, letteralmente. 
Ah, perché si parla anche di cancro. Al seno, precisamente.
E di ricerca, di salute e di prevenzione. Cose serie... Però c'è qualcosa che non funziona, un incastro mal riuscito, l'odore di una gigantesca operazione di marketing vestita dei francescani abiti della beneficenza e dell'altruismo a percentuale minima.
Ma quando la fanno la conferenza? Sì, giovedì, di mattina, ma a che ora? Io lavoro, tu hai il mal di gola (eh... il maledetto cambio di stagione), lei deve accompagnare la sorella a fare la chemioterapia (si possono contare i capelli che le restano, e mi ha detto che per qualche minuto ha perso la vista a causa di quel veleno guaritore della chemio: lo sai cosa si prova? Non lo so), l'altro ha un colloquio di lavoro (ormai sostiene colloqui a tempo indeterminato, una conquista)... e insomma, prepariamo comunque i volantini. Stampiamo il post di Grazia con l'intenzione di fare informazione laddove si riuniranno i giornalisti per la conferenza LILT: i contenuti sono quelli di cui Grazia va parlando da qualche mese qui in Italia, sono quelli che in USA stanno affrontando da anni e che sono discussi in libri documentari. Perché ci volete rinchiudere in stereotipi sessisti? Perché ci dite che la prevenzione passa anche per la bellezza? Perché il rosa? Perché il cancro al seno deve essere fashion? Perché nei prodotti delle case cosmetiche che scegliete come sponsor sono presenti agenti potenzialmente cancerogeni? Perché ci spingete ad acquistare questi prodotti (costosissimi)? Perché l'ossessione dello shopping che deve essere per forza questione di donne? Perché una testimonial tanto bella quanto poco credibile rispetto al tema?
Tanto per dirne qualcuno.
Ho duecento volantini tra le mani, di cellulosa e di parole da diffondere: nessuno che li distribuisca. Devo andare a lavoro, ma forse ce la faccio per la pausa pranzo: la conferenza stampa, siamo riuscite a saperlo, si terrà alle undici. Brutto orario in una splendida giornata di sole, calda, anche troppo; ma mi dicono che si protrarrà per un paio d'ore questo incontro, forse all'una ce la faccio a volantinare, a parlare con qualche giornalista, fotografo, passante, o che so io. Sono fiduciosa.
Alle dodici e quarantacinque sono fuori dall'ufficio; sfreccio in mezzo a sciami di turisti e ai camerieri che cercano di convincerli a fermarsi per il pranzo: italian pasta and pizza, sea fruits, mushrooms, everything you want.
Il Tempio è lì, e chi lo smuove. Poca gente, pochissima, l'ottimismo si va spegnendo passo dopo passo. E' finita, over. Ma i giornalisti? Tutti via? Sì. A dirmelo è una giovane donna, ci sono diverse giovani donne, e qualche uomo. Perfetti, sorridenti, inappuntabili con il fiore all'occhiello, anzi, con il pink ribbon in bella mostra. Cose serie...
Chiedo alla giovane signora, di una cordialità unica, se non è rimasto qualche giornalista con cui parlare dell'evento LILT: no, qui siamo tutte di Estée Lauder, Clinique e LILT (pensiero estemporaneo: ma la LILT si è messa a produrre cosmetici oppure Lauder e Clinique invece di capire come contrastare rughe e cellulite si sono date alla prevenzione oncologica? No perché, questa sequenza di nomi, apparentemente assonante, stona non poco alle mie orecchie); vuole una cartella stampa? Uh peccato, sono terminate.
Una strana atmosfera; mi è sembrato di arrivare alla conclusione di un incontro Tupperware in grande stile, con i top manager che si scambiano pacche sulle spalle e le migliori venditrici della piazza a dispensare opuscoli con risultati e obiettivi futuri; e la bellona onnipresente. Di lei è rimasto l'enorme cartello che mi guarda con un sorriso che più radioso non potrebbe essere.
Io non sorrido, mi guardo attorno, non vedo nessuno e niente; ho tra le mani le parole di Grazia e le devo dire che qui rimarranno, per ora. 
Mangio qualcosa per dovere, e torno in ufficio. La sento, le racconto, qualche battuta per sdrammatizzare un buco nell'acqua che mi brucia; senti 'na cosa Gra' (mi butto sul romanesco, un tocco di giovialità), io lo so perché questa giornata è andata così male, diciamo pure che è stata sfigata. Stamane ho incrociato un politico, sai, quello che è in guerra contro i gay e le cui iniziali sono C.G.: mica poteva esser di buon auspicio!
Ma ne voglio scrivere di questa giornata Grazia, poi se vuoi pubblichi sul blog; un'amazzone furiosa in una sfortunata giornata rosa. Che ne dici?

Elisabetta P.

* sfortuna (o destino, o come lo volete chiamare) per noi, che ieri abbiamo provato a sollevare questioni cruciali in un luogo dove invece la fortuna (economica) è rosa

giovedì 27 settembre 2012

Quante Taranto ci sono in Italia?


Sul Corriere della Sera di oggi in primo piano c'e' Taranto con la questione della Ilva,
messa sotto accusa dal tribunale per 'DISASTRO AMBIENTALE DOLOSO E COLPOSO'.
Vi invito a leggere il contenuto dell'articolo che e' straziante e guardare il video....questo e' il link....

http://www.corriere.it/inchieste/a-taranto-vita-impossibile-veleni-ilva-/86ea73ec-07e8-11e2-9bec-802f4a925381.shtml

Il ministro dell'ambiente Clini sostiene le ragioni della produzione e dell'industria....ma ad ogni costo?
La domanda e': QUANTE TARANTO CI SONO IN ITALIA?
Sarebbe importante far conoscere anche altre realta' ignorate dall'opinione pubblica attraverso le vostre voci.....
Scrivete e partecipate, per favore.....

Nathalia

lunedì 24 settembre 2012

27 settembre - Non siamo nastri rosa



E` inutile che ve lo stia a raccontare di nuovo. La conoscete tutti la storia del comunicato stampa della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT) per il lancio dell'edizione 2012 della campagna Nastro Rosa.
Come ho scritto in un post per Femminismo a Sud, siamo arrivati al punto che vogliono farci credere che o ci facciamo belle coi prodotti Estee Lauder o ci verra` il cancro. Prevenzione significa bellezza, recita il comunicato.

Andiamo al sodo. E` ora di dire basta. E per farlo non basta leggere e commentare i post, cliccare mi piace sulla pagina Facebook dell'Amazzone Furiosa e guardarsi 10 volte il trailer di Pink Ribbons Inc. Bisogna agire, in maniera concreta. Giovedi` 27 settembre a Roma, alle 11, la LILT terra` una conferenza stampa per la presentazione della campagna Nastro Rosa presso la Sala del Tempio di Adriano in Piazza di Pietra. Dobbiamo esserci. Dobbiamo fare casino. Dobbiamo far capire agli organizzatori che noi non ci stiamo, che e` finito il tempo della donne burattino da mandare in profumeria a fare incetta di prodotti costosissimi e contenenti sostanze cancerogene con la scusa di devolvere una minima, infima parte del ricavato alla ricerca. E quale ricerca non e` dato sapere.
Basta fare profitti sulla nostra pelle. Siamo esseri umani, non siamo nastri rosa. La LILT ci deve quantomeno una spiegazione

venerdì 21 settembre 2012

Amazzoni Furiose: Nathalia


Ho parlato di Amazzoni Furiose qualche post fa ed ecco che mi arriva la mail di una donna, coetanea, con una storia di cancro alla tiroide. Si chiama Nathalia ed ha accettato di raccontare la sua vicenda. Ringrazio Nathalia - la quale, come leggerete ringrazia me, insomma e` tutto un ringraziarsi - e spero che il suo post non sia un episodio. Avanti le prossime!


Salve lettori e lettrici,
ho conosciuto questo blog attraverso il fatto quotidiano online...
Sono anche io una scampata al cancro e vi spiego come e' andata...
Mia madre nel 2008 fece una mammografia di controllo su chiamata dell'ASL...le diagnosticarono un tumore al seno....
a cui seguirono operazione,radioterapia e ormonoterapia....dopo questa scoperta,su consiglio del medico che aveva in cura la mamma,
feci un'ecografia al seno....e il dottore passando la sonda anche sul collo,mi chiese cosa avessi alla tiroide...
Carcinoma papillare con variante follicolare di 3.5 cm.......percio' tiroidectomia totale seguita da radio-iodio.... 
Anche io,come la nostra Amazzone,a 29 anni ho ricevuto questa visita del tutto inaspettata e ad oggi mi chiedo il perche'...ma non mi so assolutamente rispondere...
Abito in Toscana e sembra che il cancro alla tiroide sia in crescita ....infatti per essere operata ho dovuto aspettare tre mesi,
che sinceramente sono lunghi da far passare....poi altri tre mesi per subire la terapia antitumorale.....e la depressione e' arrivata tra capo e collo....
Mi chiedo, da lavoratrice dipendente,a cosa servano le mie tasse,che vengono versate allo stato ancora prima dello stipendio sul conto corrente.....
E volendo infierire,procedo col capitolo della richiesta di invalidita'.....sono passata sotto il torchio di ben due commissioni come se la tiroide fosse un organo
che prima o poi ricresce.....per la prima schiera di dottori e professori,avevo un punteggio alto sia per la tipologia del cancro,sia per la giovane eta'....
per i secondi inquisitori,invece ero MOLTO FORTUNATA perche' l'operazione era andata bene,la cicatrice era ottima e in fondo potevo continuare a lavorare.....
e voglio anche sottolineare che tutte le ore e le giornate perse per queste assurdita' burocratiche,le ho dovute utilizzare come permessi o ferie...se queste sono ferie!!!
Che non mi sia stata riconosciuta la pensione d'invalidita',era quasi ovvio per me,visto che in Italia non ci sono neanche piu' soldi per piangere e soprattutto perche'
ho il mio lavoro,ma che non abbia avuto diritto,come gli altri,ad un punteggio e' una cosa che ho difficilmente digerito....
infatti sono legata a vita ad un farmaco e questo,se permettete,credo che abbia una certa rilevanza a 30 anni!!!!
Concludo ringraziando l'Amazzone Furiosa che ha l'energia di una tigre e combatte per diffondere notizie anche indigeste....
e mi ha dato la possibilita' di scrivere la mia storia sul suo blog....

Nathalia


mercoledì 19 settembre 2012

Manifesto sul cancro al seno. Scriviamolo insieme. Le domande aumentano

Oggi e` San Gennaro, il che vuol dire che e` 19 settembre. Ottobre e` sempre piu` vicino. Abbiamo comunque ancora qualche giorno per scrivere insieme il manifesto sul cancro al seno. Non che non sara` possibile modificarlo mille e mille volte continuandone a parlare. Sarebbe importante, tuttavia, mettere nero su bianco. Vi riprongo allora il questionario con l'aggiunta di nuove domande formulate sulla base delle segnalazioni di alcune di voi. Grazie.


1.     Hai avuto il cancro al seno o conosci qualcuna che l’abbia avuto?

2.     Il rosa e` da molti anni il colore associato con il cancro al seno. Ti riconosci in questo colore?

3.     Una donna ogni otto oggi in Italia si ammala di cancro al seno. Circa un terzo ha meno di 44 anni. Cosa ne pensi?

4.     Ti sembra che i media si occupino abbastanza del cancro al seno? Ti piace il modo in cui se ne occupano?

5.     Cosa pensi degli attuali programmi di screening (mammografia a partire dai 50 anni anni)?

6.     Cosa pensi dei trattamenti piu` comuni (chirurgia, chemioterapia, ormonoterapia, radioterapia, anticorpi monoclonali)?

7.     Pensi che ai trattamenti cosiddetti tradizionali se ne possano associare anche altri? E se si, quali?

8.     Ti interesserebbe conoscere le cause della malattia?

9.     E` possibile, secondo te, fare in modo che nessuna donna si ammali piu` di cancro al seno?

10. Saresti interessata a ricevere informazioni riguardanti tecniche che possano permetterti in futuro di avere figli (ad esempio, criocorservazione di frammenti del tessuto ovarico) prima di cominciare trattamenti come la chemioterapia che possono mettere a rischio la tua fertilita`?

11. Pensi che chi ha avuto il cancro al seno abbia diritto a forme di assistenza che ne facilitino il reinserimento lavorativo - qualora lo desiderino?

12. Come e` cambiata la tua vita quotidiana dopo il cancro al seno?

13. Secondo te si dovrebbe parlare di cancro al seno nelle scuole?