giovedì 24 gennaio 2013

Un nuovo blog: My C-Word

E` bello riuscire a dare un nome alle emozioni e ai sentimenti. A volte, e` difficile, non ci si riesce e si prova un senso di frustrazione. Capita allora, in queste circostanze, di leggere qualcosa scritto da altri in cui potersi rispecchiare. 
Ho scoperto un nuovo blog sul cancro al seno. E` in italiano. Si chiama My C-Word
E` nel primo post che ho ritrovato una delle emozioni piu` forti che ho provato sin dalla diagnosi e che, tuttavia, non ero riuscita a trasformare in parole.

"If i listen to my inner voice, I hear someone who’s crying". Se ascolto la voce dentro di me, sento qualcuno che piange. 
"Non so neanche perché la mia mente abbia deciso di partorirla in inglese quella frase, forse è una reminiscenza dei miei anni passati all’estero.  Però lo sento davvero.  Dentro di me sento un qualcuno che piange.  Disperatamente.  E non solo in questo momento.  Che io sia tranquilla, distratta o arrabbiata, che stia ridendo a crepapelle o amorevolmente conversando con qualcuno, il rumore di quel pianto è sempre lì, in sottofondo.  C’è una parte di me che è inconsolabile.  Ora è quasi inverno, anche se l’autunno non si è sentito quasi, e io continuo a morirmi di caldo e a sentirmi così. E non so come fare perché la motivazione è pesante.  Basta una sola parola per spiegare quel pianto.  Una di quelle poche parole capaci, da sole, di provocare sensazioni forti, al solo essere nominate. Capaci di far scendere un silenzio imbarazzante su una conversazione che era stata, fino a quel momento, piacevolmente frivola.   La parola Cancro.  La parola che crea disagio, turbamento, pena, rabbia, paura. La parola da censurare. “Ho avuto una malattia grave”. “E’ stato un periodo molto pesante della mia vita”. "Sono stata male". E’la parola dalla terribile potenza distruttiva, nonostante venga accostata sempre più spesso alla parola speranza, alla parola lungovivenza, alla parola guarigione. Questa potenza avrebbe quasi un certo fascino, se non fosse, ancora troppo spesso, legata al concetto di dolore e a quello di morte.
Il Cancro mi ha costretto a chiudere col passato, con la mia vita di prima, senza preavvisi, senza possibilità di scelta.  E mi ha portato via tante cose.  Da un giorno all’altro ha cancellato l’immagine di una persona sana e serena.  Una me che non esiste più. Il Cancro ha distrutto l’immagine del mio corpo. Mi ha fatto capire cosa significhi, in prima persona, trovarsi faccia a faccia con la possibilità di morire giovane.
Passate le terapie pesanti, dopo tutta la paura, la disperazione e il dolore, e nonostante la crescita che tutto questo comporta, a tre anni dalla diagnosi, sento di aver perso un qualcosa di grosso, e non riesco a farmene una ragione.  Dal 2009, quando mi è stato diagnosticato un cancro al seno, non sono più me stessa.  Non mi riconosco più.  E’ come se recitassi tante parti diverse ma non fossi più io. Perché il timore che il male ritorni è troppo forte, e il trauma che l’esperienza porta con sé è ancora troppo vivo in me. E le certezze sono davvero troppo poche.  La sensazione che ho, è quella di vivere in un limbo, in una terra di mezzo, al confine tra salute e malattia.  Non vivo più né nel mondo dei sani, né in quello dei malati.  Perché non sono né l’una né l’altra cosa.  La sensazione che provoca tutto questo è quella di disagio. Non so come identificarmi perché letteralmente, per spiegare il mio stato non esistono parole. Da qui il desiderio di aprire questo blog'.  Stai certa che lo leggeremo

3 commenti:

  1. E' così anche per me, con l'eccezzione che a 6 anni dalla malattia, ora non ho più paura di morire, non perchè non ci sia possibilità di recidive, anzi guardiamoci in faccia in questo blog ( qui dice ad esempio che, parlando di cure prolungate col tamoxifene, la possibilità di recidive a 15 anni cala dal 25 al 21 % !!!
    http://www.corriere.it/salute/sportello_cancro/12_dicembre_27/tamoxifene-tumore-seno-mortalita_367cf15a-4b72-11e2-b8d2-bbed1fc21916.shtml)ma perchè ho letto molto e lo affronterei in maniera diversa con la sensazione che molto dipenderebbe da me. E dipendere da me e non dai medici, inconsistenti, mi fa molto bene.
    Ma perchè sono menomata, con una mastectomia e uno svuotamento, si sente sempre il tiraggio,nonostante sia migliorata con la ricostruzione col grasso ed eliminato la protesi, ok faccio tutto e di più anche pagando col dolore gli sforzi, ma sempre e comunque si resta sferzati.

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  2. Many changes happen during treatment and because I had a recurrence my treatment went on for years with my reconstruction and many side effects from chemo and surgery. I relate to the state of mind that you speak of and it is hard to put in words, but you know what is constantly in your thoughts. My advocacy always keeps me in the state of knowing I must do all I can to see an end to this disease and those with mets now are helped as much as possible so there is hope that there will be a way to reverse the mets as well as never let it happen in the first place. I can only try to keep stress out and live my life to the fullest since it is what it is. Hugs to you....and XoXoXo - Susan

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  3. Grazie per aver parlato del mio blog :)

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